Paullo, ultimo comune della provincia di Milano al confine con quella di Lodi. Le stime ufficiali dichiarano circa 10300 abitanti. Qualcuno lo definisce con il luogo comune di “paese dormitorio”, perché vi risiedono tantissimi pendolari che la sera rincasano stanchi e ripiegano veloci le persiane. Gente onesta e laboriosa, assorbita da impiego, famiglia, spesa e vicissitudini quotidiane. Quindi persone che spesso hanno poco tempo, o poca voglia di partecipare alle manifestazioni che si svolgono nella cittadina.
Anche per tale motivo, probabilmente, quando c’è uno spettacolo di valore in paese, ben pochi accorrono. Paullo appare particolarmente refrattaria, ad esempio, alle iniziative di carattere culturale. Che non radunano quasi mai grandi folle, è risaputo. Ma qua da noi, salvo rare eccezioni, sembrano davvero incontrare un consenso risicato.
Prendiamo l’associazione culturale Frontiera: il suo ultimo spettacolo, “Il pane e le pietre”, è stato quasi completamente disatteso. Animata da Franco Celenza e la consorte Maria Rosa Monetti, la compagnia paullese raccoglie giovani e adulti che portano in scena drammi e commedie, la maggior parte scritti dallo stesso Celenza. L’autore abruzzese e la moglie, attrice e regista napoletana, investono soprattutto sui ragazzi.
Una decina di giorni fa, infatti, dieci di loro (dagli 11 ai 30 anni) si sono appunto impegnati nella rappresentazione de “Il pane e le pietre”, dramma in due atti incentrato sulla vicenda di San Tarcisio. Non inganni il tema: il testo di Celenza non è una sorta di “santino”, bensì un’appassionante rilettura in chiave contemporanea del martirio del santo, ucciso giovanetto a Roma nel 255 circa, a colpi di pietra, per non aver voluto consegnare ai pagani l’eucaristia, che portava con sé. Una rivisitazione che parte da un episodio di cronaca realmente accaduto in anni recenti, e vuol far riflettere anche sul fatto che oggi esistono ancora delle situazioni in cui la povertà può provocare violenza.
Nonostante la bravura e la passione degli interpreti (alcuni davvero molto capaci), e una presenza tonante nel gruppo (l’attore e doppiatore di fama nazionale Enrico Bertorelli), ad assistere a questo spettacolo all’auditorium Pier Giorgio Frassati c’era – ahinoi! – uno sparuto gruppetto. Complice forse anche il primo freddo pungente, sono arrivati per gli applausi per lo più i parenti degli attori.
Ma le giovani promesse di Frontiera meritano molte più acclamazioni. Il sodalizio è coeso e lavora in amicizia, animato da sano e onesto entusiasmo. Molto stimolante è lo scambio generazionale tra attori giovani e adulti. Alla riuscita delle esibizioni collaborano pure un musicista (Andrea Canzi) e una scenografa (Simona Martegani), oltre che un simpatico tecnico delle luci (Francesco Cappalunga).
Insomma, tutto parrebbe pronto per il “decollo”… non fosse che la compagnia ancora non riesce a varcare la “frontiera” di Paullo. Franco Celenza, autore che nel 2005 è stato rappresentato anche a Manhattan, fatica infatti a portare fuori dai confini cittadini la sua ribalta tutta paullese. Eppure questi vivaci e volenterosi talenti non demordono, crescendo sempre più, passo dopo passo.