mercoledì 28 febbraio 2007

DEPRESSIONE: UN MALE CURABILE

L’incontro di venerdì 23 febbraio all’oratorio di Paullo, dal titolo “La depressione: come riconoscerla, come curarla (come valorizzarla?)” ha riscosso buon successo anche se, vista l’attualità del tema trattato, non c’è stato un vero e proprio “pienone”. Relatrice della conferenza è stata la psichiatra Silvana Bertella, specialista di depressione nei bambini e adolescenti per l’associazione "La nostra famiglia”, opera principale di don Luigi Monza, che svolge assistenza socio-sanitaria, istruzione e formazione finalizzate in particolare a persone disabili e svantaggiate. La serata si è aperta col saluto di un don Ferdinando Sudati, acuto indagatore delle realtà umane oltre che divine.
Non è facile diagnosticare la malattia depressiva, una patologia molto diffusa che causa gravi disagi oltre che al paziente, alla sua famiglia e alla società. La depressione non è quella tristezza fisiologica che ogni essere umano sperimenta quando prova sfiducia e malinconia in seguito alla compromissione di uno scopo con conseguente senso di perdita. La depressione è una patologia grave che non si risolve spontaneamente, ma che presenta una serie di sintomi ben precisi che perdurano nel tempo. La persona affetta da depressione incomincia con l’avvertire un disagio e non si riconosce più, si sente profondamente cambiata rispetto a com’era prima, cioè: abulica, molto rallentata e stanca; senza volontà, non riesce a reagire e a nulla valgono i tentativi di chi le consiglia di impegnarsi ad affrontare la sua condizione, anzi possono risultare controproducenti, perché innescano nella persona malata sensi di colpa e incapacità; disinteressata, anche nelle più semplici azioni quotidiane (lavarsi, vestirsi ecc…); disperata, non si proietta nel futuro, vede solo il niente davanti a sé; inibita psichicamente, fatica a pensare; addolorata moralmente, sperimenta il vuoto interiore; pessimista, in frattura con la realtà. Vede solo i lati negativi e non è in grado di prendere decisioni. La conseguenza estrema, il suicidio, è fortunatamente rara; il soggetto soffre inoltre di disturbi neurovegetativi (perturbazioni del ciclo sonno-veglia, dell’appetito, del desiderio sessuale…); emotivamente provato, incapace di entrare in sintonia con la realtà, non è reattivo.
Una volta accertata la condizione di depressione, è necessario che il paziente si affidi a uno specialista che lo tratti con i farmaci adatti, con la psicoterapia e con la psicoeducazione (è estremamente importante che il malato venga adeguatamente informato sulla depressione e sulla terapia). I farmaci aiutano il depresso a superare la condizione di stanchezza, di disagio fisico e migliorano il tono dell’umore, ma occorre anche una terapia psicologica per riparare il male psichico e interiore e prevenire le ricadute, che possono presentarsi nei cambi di stagione o in momenti di difficoltà e stress. Infatti, la depressione è una malattia complessa, con cause genetiche, dovute alle interazioni di diversi geni predisponenti (malattia multifattoriale) e cause esterne (un problema, un lutto, una malattia…) che scatenano la malattia. Della prevenzione è anche responsabile il paziente stesso, che è chiamato a modificare lo stile di vita (e di pensiero) imparando a dominarsi, a riconoscere i propri limiti (nessuno è perfetto!), a non sentirsi sempre obbligato a “dover fare”, a pensare positivo. A tal riguardo, l’attento don Sudati ha distribuito come “gadget” un libricino intitolato Piccoli passi contro la depressione, pensieri, poesie e preghiere da lui stesso raccolti, che tirano su il morale e aiutano a cogliere gli aspetti migliori dell’esistenza.
Moltissimi gli interventi, spesso storie personali di depressione, tesi a chiarire la natura della malattia mentale (così difficile da accettare!), le difficoltà anche economiche delle terapie, i problemi della famiglia del malato che necessita sempre di sostegno… Purtroppo, forse anche a causa della tarda ora, non è stata affrontata la parte sicuramente più affascinante della conferenza, cioè la valorizzazione della depressione… forse ognuno di noi può cercare la sua risposta leggendo nel proprio intimo e incominciare già a prevenire la depressione considerandola anche per un aspetto positivo che può recare in sé. Quale? A voi l’ardua sentenza.

lunedì 19 febbraio 2007

POCHI CARRI...MA DAVVERO BUONI!

La popolazione paullese e limitrofa era praticamente tutta in strada e in piazza domenica 18 febbraio, in un primo pomeriggio soleggiato e denso di allegria. L’occasione di ritrovo è stata la sfilata dei carri allegorici di carnevale per le vie principali del paese, organizzata dai rioni cittadini. Una pausa di allegria genuina davvero sentita e partecipata che è diventata ormai da anni un atteso appuntamento.
Quest’anno purtroppo i carri erano solo quattro, ma tutti molto simpatici e divertenti. Niente di particolarmente elaborato o tecnologico, per carità, ma sicuramente frutto di un lavoro impegnativo e ben organizzato. Grazie ai fantasiosi organizzatori e ai concentrati partecipanti, lo spettacolo è stato esilarante. Non è mancato il pittoresco contorno di mascherine scorazzanti e piogge di stelle filanti e coriandoli, e l’irresistibile coro con orchestra (quest’anno una parodia “alcolizzata” del celebre “Kasacioff”) di quegli artisti dello sghignazzo che si raggruppano nel Club degli Amici.
Apriva la rassegna il carro dei “Tiro…paullesi” del rione San Tarcisio, una sarabanda folk-paesana di cappelli di feltro e vestiti tipicamente montanari con boccalone di birra di rito; seguiva il carro della parrocchia, con odalische luccicanti che danzavano su ritmi demenzial-indiani al seguito di un maestoso Maharaja (così si scrive) bianco-oro vestito. “La primavera la riva” con farfallone ad ali spiegate, carro di San Giovanni Bosco, inondava di spumeggiante vitalità con una fiumana di insetti coloratissimi e fatine fluo-tecno.
Due personaggi sbalorditivi hanno fatto sbellicare dalle risate i migliaia di presenti grandi e piccini: il prete mascherato, un’ape alta quasi due metri (paura!), e una Primavera “simil-botticelliana” interpretata da un noto personaggio oratoriano, con parrucca bionda e abito dorato letteralmente ricoperto da mazzi di fiori finti variopinti. Ultimo, ma sempre per finire in bellezza, il carro dei Kasacioff, omoni sorprendentemente alti (che avessero i trampoli?) con parruccone, colbacco e veste rossa fino ai piedi, che, con studiata serietà e una coreografia degna del Bolscioj, cantavano “Vò a ca ciucc, la vodka la me speta…”. Come tradizione, chiusura con l’inno paullese “Viva Peder de luganegh!”.
Peccato, è tutto finito così in fretta! Ma la densità del divertimento è stata davvero alta! Arrivederci al prossimo carnevale!

venerdì 2 febbraio 2007

LA VERA CULTURA È QUELLA FONDATA SUL DIALOGO

Con sana e onesta gioia, una combriccola di amici ha costituito all’oratorio “Pier Giorgio Frassati” un gruppo culturale. Animate dalla passione per l’arte, il teatro e la letteratura, queste persone organizzano visite a mostre e luoghi d’interesse storico-artistico, incontri letterari e forse in futuro pure esposizioni fotografiche.
Qual è l’obiettivo? Condividere interessi, scambiarsi opinioni e informazioni, stimolare anche i più giovani alla conoscenza e ritrovarsi in allegria mettendo da parte, per alcuni momenti, le tribolazioni quotidiane. Tutti sono immediatamente amici, in questo gruppo. Già, perché la ricerca di cose belle (un quadro, una poesia, uno spettacolo naturale da batticuore) non può che
ispirare sentimenti gentili e sinceri.
La cultura autentica è fatta di entusiasmo, fervore, umile impegno, scambio reciproco e dialogo. E può darsi che questi nostri compaesani, con il loro slancio, riescano a coinvolgerci sempre più numerosi.